MpSound
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.
Radio

[Anni 80 - Synthpop]: Un po' di Storia...

Andare in basso

[Anni 80 - Synthpop]: Un po' di Storia... Empty [Anni 80 - Synthpop]: Un po' di Storia...

Messaggio  AirSound Gio Mar 26 2009, 00:38

Dato che ogni genere musicale per quanto "nuovo" ha un'origine storica, ci siamo sentiti in obbligo di riportarla all'interno del nostro forum cercando per quanto possibile di essere quanto più brevi e concisi... Buona lettura.

Prima di iniziare voglio premettre che alcuni generi come questi hanno una storia molto radicata e per quanto abbiamo cercato di essere sintetici la storia del genere potrebbe risultare un po' lunga, detto questo iniziamo...

In questa sezione andremo a conoscere da vicino tutte le hit che hanno fatto la storia dei cosiddetti “anni 80”. Pezzi conosciutissimi e ballati da intere generazioni da un lato, titoli che invece suoneranno totalmente nuovi e inediti dall'altro. Vista la complessità del movimento musicale nella sua interezza, (inteso appunto come anni 80), e vista soprattutto la notevole varietà dei generi che vi confluiscono, abbiamo ritenuto opportuno adottare degli accorgimenti “tecnici” per facilitare la classificazione. Una lettura a quanto segue risulterà pertanto molto utile per comprendere come sono nati e COSA SONO gli anni 80.

Quella a cui comunemente ci riferiamo, parlando della musica disco anni 80, è la diretta discendente della Disco Music nata nei primi anni '70 con l'avvento delle discoteche e rispecchia la sua evoluzione più naturale.Già sul finire degli anni '70 il mondo della disco music aveva sfornato talenti del calibro di Gloria Gaynor, ABBA e Bee Gees, senza contare nomi già affermati quali Giorgio Moroder ,(lungimirante genio creativo che già allora, in anticipo con i tempi, stava gettando le basi di una prima sommaria musica elettronica), si andava quindi verso l'esplosione del fenomeno che di lì a qualche anno avrebbe condotto alla consacrazione della musica da ballo: il decennio d'oro della musica disco, i leggendari anni 80, erano ormai alle porte.

Una prima importante novità nella musica di questa decade riguarda il ruolo del Dj, che abbandona i panni della semplice “comparsa” per ritagliarsi un ruolo predominante nella produzione di musica, affiancando ,(talvolta sostituendo), il musicista nello studio di produzione per conferire al pezzo un carattere più marcatamente “disco” dotandolo di quei canoni di ballabilità sempre più richiesti dal clubbing (l'intrattenimento musicale nei locali). Non più musica dal vivo quindi, ma innovativi pezzi disco che univano la tecnologia elettronica del tempo ,(moog e sintetizzatori), a spezzoni vocali o brani campionati. Importante sottolineare come già nei primi anni 80 si avvertissero le prime avvisaglie di quella rivoluzione musicale che una decina d'anni dopo avrebbe portato alla definitiva scissione dei generi House e Techno-Elettronica; tutti gli anni 80 sono infatti contrassegnati da “spinte musicali” che tentano di crearsi una propria identità nel vasto e sempre più diversificato mondo della disco music. Ecco una prima ragione per cui parliamo genericamente di “anni 80” e non di un genere in particolare; quella musica a cui ci riferiamo è un insieme di generi, talvolta indefiniti, che sono semplicemente entrati nella storia della musica da ballo degli anni 80.

In tal proposito citiamo uno dei generi più importanti di questo periodo musicale: il Synthpop. Nessuno si lasci fuorviare da quel “pop” che a prima vista potrebbe ricondurre a un tipo di musica ben più leggera e soprattutto “poco disco”. Viceversa, il Synthpop è uno dei generi musicali predominanti nella scena musicale degli 80's e annovera nei sui annali alcuni dei più grandi successi della storia della musica. Nato sul finire degli anni '70 negli Stati Uniti e nell'Europa settentrionale, (Germania e Regno Unito in particolare), come sottogenere della musica New Wave, il Synthpop si caratterizza in primo luogo per il massiccio uso di sintetizzatori ,(da qui il prefisso synth), unito ad una linea melodica “pop” che risulta più impegnativa rispetto ai comuni ritornelli dance dei tormentoni disco classici. Ecco quindi il punto di forza del Synthpop: un carattere ballabile assicurato dalla base synth, ma al contempo un testo ricercato, un significato, che rende il brano anche “ascoltabile”. Mostri sacri del genere sono i Depeche Mode ,(che tuttavia ritroviamo anche in contesti meno “dance”), mentre per quanto riguarda il contesto prettamente anni 80 citiamo nomi di gruppi universalmente noti quali A-ha, Eurithmics, Alphaville, i prolifici Modern Talking, OMD, Pet Shop Boys e addirittura, in una loro prima versione, i francesi Daft Punk!! (oggi conosciutissimi ed apprezzati nel campo della Techno e della House-Elettronica). Annoveriamo fra le fila del Synthpop anche gli scozzesi Bronski Beat: la loro straordinaria “Smalltown Boy” è uno dei classici disco più belli di tutti i tempi. Molto in voga fra il finire degli anni 70 e la prima metà degli 80, il Synthpop si è poi drasticamente fatto da parte rientrando nell'underground della musica e lasciando spazio a quella che possiamo definire “vera e propria musica disco”, nata essenzialmente per essere ballata: la Eurodisco. Possiamo inquadrare questo filone come la corrente più commerciale del periodo, che comprende soprattutto piccole band dedite all'elettronica e alla cosiddetta Hi-NRG (letteralmente “alta energia”), brani semplicemente nati per essere “lanciati” in discoteca. Ne citiamo uno per tutti: Passion dei The Flirts, pezzo senza pretese ma che indubbiamente “spacca”. A questo proposito è importante sottolineare come prendano campo, nell'ambito dell'Eurodisco più commerciale, grandi produttori che lavorano dietro le quinte scoprendo nuovi talenti e lanciandoli, e proponendosi essi stessi come artisti in altre occasioni: citiamo il caso dell'americano Bobby Orlando, produttore di decine e decine di piccoli gruppi nati a cavallo degli 80's...una sorta di burattinaio della musica!!

Eccoci verso la metà del decennio, come detto il Synthpop è in flessione e la scena musicale richiede a gran voce musica da ballare. In Italia si assiste alla nascita di un movimento unico nel mondo musicale per caratteristiche e storia: il filone Italodisco. Influenzato dagli ultimi bagliori della disco music americana e culturalmente vicino alla New Wave nord-europea, un numero sempre crescente di artisti italiani segue la scia dell'emulazione e contribuisce alla nascita della “disco italiana”, ancora oggi apprezzatissima all'estero (viceversa, paradossalmente la Italo non ha mai incontrato lo stesso successo in patria). Caratteristica universalmente nota di moltissimi pezzi disco di questo periodo (che li rende ancora oggi immediatamente identificabili all'ascolto come “anni 80”) era il ritmo rigorosamente binario, abbastanza lento, in cui si alternavano con cadenza regolare la levata (il CLAP) e la battuta (il BOOM), uno o più riff di sintetizzatore che conferivano “spessore” alla melodia, e la voce quasi sempre distorta elettronicamente. Aspetto peculiare (e assai singolare) dell'Italo è la sua apparente non italianità: dietro a pseudonimi fantasiosamente inglesizzanti si nascondono quasi sempre artisti 100% made in Italy: ecco che Ken Laszlo è in realtà il mantovano Gianni Coraini, P Lion risponde al nome di Pierpaolo Pelandi, Savage altro non è che Roberto Zanetti e via dicendo. Testi anch'essi inglesi, talvolta improntati al non-sense (basti ascoltare la hit Diamond dei Via Verdi per accorgersi che le parole sono messe lì solo come riempitivo...) o comunque a contesti semplici e banali (Sabrina Salerno e la sua “Boys” ne sono un esempio lampante, così come i Righeira con “Vamos a la playa” che i critici definiscono al limite del trash...).

Altro aspetto distintivo dell'Italodisco, attorno a cui vivono gli appassionati, è l'incredibile valzer di artisti e interpreti che si muove dietro le quinte: quasi sempre chi canta il brano non ne è l'artefice, anzi spesso il produttore ricorreva ad un cantante per la realizzazione del pezzo ma poi lo pubblicava a nome di un altro “artista” che in realtà era un semplice modello: un caso esemplare è quello di Den Harrow (al secolo Stefano Ziandri) che in realtà ricopre solo il ruolo di interprete (addirittura inizialmente gli prestava la voce Tom Hooker e solo in un secondo momento Ziandri ha cominciato ad essere Den Harrow!!). Un altro esempio è quello di Valerie Dore, interpretato “fisicamente” da Monica Stucchi ma con la voce di Dora Carofiglio, a sua volta cantante anche del gruppo dei Novecento...un bel giro di nomi e personaggi insomma!

Sul finire degli anni 80 il fenomeno Italo si è affievolito per esaurirsi nei primi 90, contemporaneamente alla nascita dell'Eurodance (nella quale molti artisti Italo andranno a confluire) ed oggi possiamo definirlo estinto. Giova però parlare di una sua recentissima “rinascita” almeno sotto forma di sonorità che alcuni nuovi gruppi cercano di emulare. Bisogna ricordarsi che l'Italo, oggi praticamente dimenticata in Italia, gode di grande fascino e popolarità nell'Europa settentrionale e soprattutto nel sud America, e alcune band ne ricalcano stili e contenuti. Una per tutte: il duo svedese dei Cloetta Paris che con il brano “Broken heart tango” del 2007 ha contribuito a portare la tradizione Italo nel nuovo millennio.

Storia della Anni 80 a cura di Vincent e di AirSound, fonte delle informazioni riportate Wikipedia.
AirSound
AirSound

Messaggi : 126
Data d'iscrizione : 12.03.09

https://mpsound.forumattivo.com/

Torna in alto Andare in basso

Torna in alto

- Argomenti simili

 
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.